Un cuoco italiano accoltella a morte un archeologo tedesco. Siamo a Trieste nella seconda metà del Settecento, l'assassino è omonimo di quello che sarà tra i più illustri storici e critici d'arte italiani del XX secolo, la vittima il fondatore della moderna storia dell'arte. Un corto circuito inquietante che tra associazioni di fantasmi, rimandi alla storia dell'arte, alla statuaria antica, alla "passione" del Winckelmann per i giovani corpi, si è trasformato in ossessione per l'autore, che attraverso corpi di atleti e pugili contemporanei ripropone il colore della Carne Neoclassica che Winckelmann tanto amava.